Nulla di certo, quindi, ma partendo dall'idea che in tale tradizione possa esserci qualche verità, si possono trarre argomentazioni e riflessioni successive.
Gli annali bolognesi fanno menzione di un Dragone Boncompagni che all'inizio del sec. XIII viene qualificato "cittadino nobile bolognese" e che fu mandato dai suoi concittadini come Ambasciatore al vescovo di Bologna per questioni inerenti il Castello di Capreno.
Tale appellativo di "Dragone", aggiunto al suo nome che era Diaterno, dato ad uno dei primi discendenti della casa Boncompagni di Bologna potrebbe testimoniare che allora rimaneva viva e sicura la memoria che la primitiva casa Boncompagni avesse discendenza da quella che anticamente veniva nominata de'Dragoni (Dragonibus); lo stesso stemma di un drago alato, nei colori rosso ed oro (colori allora, per consuetudine riservati ai membri della casa imperiale: il rosso della porpora e l'oro come metallo più nobile) può attestare la tradizione, ripresa da alcuni storici che fosse derivato dall'emblema di Ottone I che, come dice il Gamurrini, aveva tre mezzi dragoni d'oro su campo rosso.
Nel confronto fra le varie linee della famiglia Boncompagni, viventi in luoghi diversi della penisola potremmo fare raffronti, considerazioni e dedurne che il nome di "Boncompagno" viene ripetuto molto frequentemente, quasi da ravvisare in esse un certo nesso di affinità ed unità, come derivanti da uno stipite comune.
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